Onda Rock (IT)
Il duo ambient australiano dei Solo Andata appronta il secondo disco – omonimo – a seguire la distinta folktronica jazzy di Fyris Swan (Hefty, 2006), un albo con cui affrontano più decisamente tematiche naturalistiche in forma di meditazioni descrittive.
Ogni brano richiama una commistione stereofonica come eco della memoria. “Canal Rocks” è una delle più cromatiche, tanto lo-fi quanto nitido, a svilupparsi secondo un lento corale diafano. In “Look For Me Here” compaiono le risonanze ambient-folktroniche dei Mountains, a riverberarsi in strati industriali, e in “Loom” quelle stesse risonanze si fanno folk tradizionale, con timido accompagnamento di cello, ma con un frastuono in compenso più assordante.
I vortici di rumori concreti che tarpano le cullanti ondate d’organo di “Beyond That Window” non valgono quanto la musica da camera elettroacustica della lunga “Ablation”, un cupo rombo d’eliche e quieto vento drone alla Robert Rich, e un fluire acquatico a sostenere cori d’archi intermittenti, tocchi di piano e sospiri gotico-umanoidi di synth.
Ma ciò che rinverdisce al massimo la dimenticata pratica, che fu di Deuter e del primo Florian Fricke, d’identificare il dharma con i timbri della natura, sta soprattutto nei 13 minuti di “Woods Flesh Bone”. Fruscii, vespai, scricchiolii di fogliame, combustioni, ronzii, cinguetii introducono un arpeggio scuro e una frase di note immani sullo sfondo, una quiet music afflitta. Le regioni sonore si alzano solennemente con circospezione, non ammettendo altre sorgenti; a 5′ compare un leggero tintinnio di contrappunto, ma è quasi impercettibile. Sia i suoni di natura che il drone, dopo alcuni minuti, tendono a perdere il controllo per espandere in senso psichedelico la tavolozza acustica, modulandosi a vicenda in allucinazioni tremebonde. La pace è ristabilita in uno scampanio metallico confuso, sul continuo frusciare enigmatico.
In concomitanza con il maxi-singolo di remix per “Look For Me Here” (tra gli altri, Sakamoto e Ielasi, che è anche il produttore), l’opera deve la sua statura alla maggiore ambizione poetica di Paul Fiocco, autore delle due piece più imponenti che aprono e chiudono la collezione. Kane Ikin, l’altra metà, elabora il dualismo, filosoficamente. Tipico esempio di come le intenzioni (narrative, un viaggio in barca dagli artici alle foreste, “sola andata”) siano superate, e quasi dileggiate, dalle risultanze effettive, emblematiche piuttosto nel libero accordo con la coscienza illuminata e le sue connessioni ai sensi. Distribuzione per l’Italia a cura di Microsuoni. 7/10