Sound and Silence (IT)
Computer, chitarra e improvvisazione sono i tre poli che attraggono il mondo musicale dei giapponesi Minamo e, in conseguenza di lievi alterazioni d’equilibrio, ne determinano le sottili variazioni di mood e d’umore. À cosa che un mondo all’apparenza immobile subisce trasformazioni tanto microscopiche quanto destinate a spostare l’accento su punti diversi del triplice asse, trasformazioni che vanno a definire una musica sempre eguale e, allo stesso tempo, sempre diversa. Sottili trame di chitarra mazzacanosa, rarefatti tocchi di tastiera e reiterate tecniche glitch non rappresentano il fine, bens il mezzo per giungere a quella sorta di impercettibili crescendo minimali che ormai caratterizzano il modello improvvisativo dei quattro. Il gruppo appare sempre di più come l’incrocio perfetto fra Gastr de Sol, Oval e Pillow, ma insaporito da quell’estetica tipicamente orientale che fa dell’inazione il suo stile di vita. L’eterna sospensione fra fissità e movimento si riflette anche in altri binomi, quale quello fra melodia e rumore, e finisce per dare a questi sei brani il fascino delle imprese in equilibrio, lo stesso fascino emanato dall’uomo che cammina in bilico nella fune tesa fra due palazzi, per cui rimani basito a fissare il portento in attesa che accada qualcosa di sconvolgente, magari una caduta nel vuoto, per vivacizzare quella scena cosa inerte con il capriccio dell’imprevisto. E cosa, mentre guardi il macroscopico invece del microscopico, e senza che tu te accorga, il funambolo percorre il suo tragitto scomparendo dentro una finestra. Resta l’amaro in bocca per la fine improvvisa dello spettacolo e per i mille particolari che ti sei lasciato sfuggire e non potrai più rivedere, perché l’imprevisto era l, in ognuno di quei piccoli passivâ per fortuna i Minamo non sono il funambolo e basta schiacciare un tasto del lettore per ripercorrere daccapo il tragitto. La conoscenza dei Minamo in Italia è dovuta, in larga misura, ai tu che ne hanno intuito fin dalgli inizii le potenzialitá – e hanno inteso l’incanto racchiuso nella loro musica – dandogli spazio a più riprese nella compilation on line Tu Mp3 e, infine, pubblicandogli un disco nell’etichetta di CD-R Mr.Mutt. Oggi che la Mr.Mutt compie il salto di categoria e passa dal CD-R al CD, proprio con questa compilation tirata in un migliaio di copie, i Minamo restituiscono stima e gentilezza, nonostante lo spirito della raccolta non mi sembri particolarmente consono al loro stile, attraverso la presenza in scaletta con un brano. Nella presentazione alla compilation, dedicata alla disco music degli anni 80, i tu ma stessi scrivono che: “Over the past few years, mentioning music from the eighties, and particularly electronic pop and its many derivations, has been considered a sort of taboo, something you should really be ashamed of. As a result, we have learnt to secretly disguise the enjoyment of listening to certain songs, sing along to the words under our breaths, lower our voices even more when the wind of radical cutting-edge criticism, which has conceitedly liquidated certain intuitions of 80s pop, is perceived around us.” Che i tu avessero a cuore questo tema era chiaro fin da quando lo avevano trattato in una pagina importante della loro discografia, qualè ítu And The Magical Mystery Orchestra, ma The Forbidden 80s rappresenta un evidente passo in avanti poiché, oltre a quello dei Minamo, schiera il contributo di altri musicisti sicuramente non allineati rispetto alla materia in questione: Scanner, Stephan Mathieu, Sogar… Accanto ad essi sono rappresentate tutta una serie di posizioni, fino a quella estrema di Jason Forrest che appare intrigato dalla disco-music degli anni Ottanta fin nello pseudonimo con cui si è affermato (Donna Summer). Fra gli altri protagonisti della raccolta, tutti di rango, ci sono ben due presenze dei padroni di casa, sia come tu sia come Steno (progetto che condividono con l’ex Oval Frank Metzger).
Personalmente non sono abbastanza esperto in materia da poter condividere o confutare le tesi dei tu. Posso solo dire che la compilation è ben fatta e interessante e, quel che più conta, mi ha enormemente divertito. E non solo nei momenti in cui le interpretazioni si sono allontanate di più dal modello originale, ma pure quando lo svolgimento è stato più conforme al tema dato, come nel gioiello firmato proprio da Jason Forrest o nei contributi di Betrieb, Sergej Mohntau, Hdj Tom, Scanner, Steno, Mapstation e Nathan Michel, se non nella reinterpretazione dell’arcinota Sailing di Christopher Cross offerta da Greg Davis. Un giudizio indubbiamente positivo, quindi, e attendiamo le prossime uscite per comprendere con più precisione come la Mr.Mutt intende schierarsi nel panorama delle etichette indipendenti.