Darkroom (IT)
Definire i perimetri sonori in cui lavora il duo norvegese Pjusk (al secolo Rune Andre Sagevik e Jostein Dahl Gjelsvik) è impresa difficile. Di certo il progetto è nato dallo sviluppo di sonorità isolazioniste alla Thomas Köner, ma si è evoluto nel tempo, grazie all’utilizzo di drones sempre più definiti e meno impalpabili rispetto agli esordi (da ricordare anche un loro passaggio discografico presso la romana Glacial Movements). Di recente, i due hanno sviluppato la tendenza ad utilizzare strumenti non convenzionali per il genere elettronico. È il caso della loro ultima fatica, ovvero “Solstøv”, in cui le sonorità glaciali vengono contaminate dalla timbrica opportunamente manipolata della tromba. Il connubio fra tromba e sonorità ambient non è nuovo: basti pensare a Jon Hassell, ma tuttavia i Pjusk usano questo strumento per costruire delle basi sonore da cui partire per sviluppare un discorso più ampio a livello di musica ambientale. Non a caso, oltre alle manipolazioni del suono della tromba, a tratti così pesanti da renderla quasi irriconoscibile, i Pjusk utilizzano anche molte field recordings opportunamente inserite nel contesto. Il brano “Trolsk”, ad esempio, è forse il paradigma di quanto detto fino ad ora, con la sua soffice tessitura sonora frammentata da tenui field recordings, mentre in “Glød” la tromba, campionata su note stridule, spezza l’equilibrio del lavoro per assumere un andamento quasi free-jazz. I due brani fanno da punti di confine per capire l’ambito in cui si sono mossi i due manipolatori norvegesi, anche se a rimanere in mente è la monumentale sinfonia finale di “Skimt”. Forse ai più tutto questo potrebbe sembrare un mero esercizio di stile, o peggio ancora un vezzo intellettuale; in realtà i Pjusk aggiungono, con questo lavoro, un altro tassello alla loro personale ricerca di una musica che abbatta le barriere fra elettronica ed acustica e che fonda insieme le risorse sonore naturali con quelle antropiche. Resta il dilemma se “Solstøv” sia un disco da consigliare o meno. La risposta sta nel grado di affinità con questo genere musicale: chi è un assiduo fruitore di musica ambient, potrà trovare in questo lavoro validi spunti di riflessione e interesse. Chi si avvicina a questo genere solo saltuariamente, è meglio che si rivolga ad ascolti meno impegnativi.