Blow Up (IT)
Rodata l’intesa con “In A Place Of Such Graceful Shapes” di un lustro fa, Deupree e Fischer, dopo un’inte-ra giornata trascorsa a sperimentare, avvolti in un contemplativo intorpidimento nottumo, colsero creativa scintilla dell’incontro, forse altrimenti improduttivo, nel tape loop creato da Fischer the fluiva a cornice di quell’inunobile e muto scenario, con l’idea di affiancargli it giorno successivo un’omologa creatura, stavolta generata da Deupree, lasciando poi the i nastri scorressero a velocita diverse e si incontrassero, senza tema di conflitti, con incidentali esiti e le variabili ampliate dagli interventi, perlopiu distratti, qualche nota sparsa qua e la, di un piano elettrico, di campane e chitarra. Dall’essenza ambient, comprensibilmente votata all’iterazione, sfuggo-no bagliori invernali nell’incipit “Draw,” “Bell” 6 una meditativa im-mersione Basinski, le distese nevose evocate da “Buoy” sospendono nell’incertezza tra vuoto spaurente e fisica assenza, l’ovattata “Telegraph” si rifugia nell’intimita, pin calde correnti analogiche deflui-scono in lontananza nella stasi appena scalfita da meccanici glitch di “Kern,” in “Sailmaker” cala imbrunire, mentre la conclusiva “Wake,” corde di una chitarra in pigra deriva, sposta in meno neutre e meno eteree dimensioni elettroacustiche. (7/8)