Review of Ocean Fire [12k1046]

Blow Up (IT)

Concpito durante una registrazioine live a NYC nell’aprile del 2006, affinato durante alcune sedute di editing di poco posteriori tenutesi a San Francisco e definiativement forgiato da Bo Kondren nelle officine Calyx a Berlino, Ocean Fire e il risultato di una collaborazione ulteriore da parte di Ryuichi Sakamoto con un compositore afferente ai territori della sperimentazione digitale, nella fattispecie il chitarrista Christopher Willits, rigoroso manipolatore di fonti sonore in collisione tra acustico ed elettronico. Nato attorno al proposito di realizzare “a sublime soundtrack of the ocean”, il lavoro in oggetto presenta gia “per construzione” una serie di difficolta e rischi connaturati al (complesso? abusato?) carattere concettuale dell’operazione ed alle relative risultanze semantiche: ambient/mare, musica/acqua, suoni/onde, etc. Ed in effetti, alla prova dei fatti, il tono generale non riesce ad elevarsi quanto basta per librarsi dalle sabbie mobili di un manierismo di facciata che permea l’intera trama. Pochi sono gli scatti emotivi, mentre tutto sembra sempre gia ampiamente ascoltato, ritrito anche se indubbiamente ben levigato. Un suono confezionato con scaltrezza, ma appiattito e senza vigore. Certo, l’apparato strutturale avant-glich messo in atto dai due rivela le potenzialita di quella che potrebbe rivelarsi una collaborazione assai feconda se alimentata da una tensione sperimentale diversa, laddove si rimane interdetti nel prendere atto invece che l’incontro tra il piano processato di Sakamoto e la chitarra assistita di Willits si appiattisce in un multistrato compresso che offre solo pochi barlumi di classe. Il pericolo e che Ocean Fire resti un lavoro confinato all ristretta cerchia di appassionati del suono 12k. In attesa di ulteriori sviluppi, sospendiamo il giudizio in maniera pilatesca. – Leandro Pisano

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