Review of Wood, Winter, Hollow [12k1075]

Ondarock (IT)

Da qualche anno le collaborazioni di Taylor Deupree hanno perso la forma dello sterile scambio di file attraverso la posta elettronica. Oggi il musicista e produttore americano cerca di trovarsi nello stesso studio con i musicisti con cui decide di suonare.
Partendo nel bel mezzo dell’estate australiana, dopo un viaggio di 20 ore, Cameron Webb (alias Seaworthy) si è ritrovato sommerso di neve in una New York completamente imbiancata. Fuori città, vicino lo studio dell’amico Taylor Deupree, la natura ha offerto le suggestioni che hanno accompagnato la realizzazione di “Wood, Winter, Hollow”.

E’ bastata una passeggiata nel vicino parco Ward Pound Ridge a far dimenticare a Cameron il lunghissimo viaggio: la vista della natura segnata da una recente tempesta e i suoni del vento su alberi e rocce, hanno condizionato profondamente la fantasia dei due musicisti, che, rientrati in studio, hanno cercato di ricreare quell’atmosfera invernale ricca di suggestioni. Con una chitarra acustica passata attraverso una montagna di filtri digitali, una chitarra elettrica spogliata di ogni effetto e un metallofono rubato ai Sigur Ros, Cameron e Deupree hanno disegnato melodie capaci di scaldare in pochi secondi l’ambiente. E sotto ogni cosa hanno lasciato un brulicare di field recordings per descrivere con una ricchezza incredibile di dettagli lo scorrere del tempo.

Due intermezzi, “February, 21, 2013” e “February, 22, 2013”, separano le tre lunghe improvvisazioni del cd, “Wood”, “Winter” e “Hollow”. Già nell’introduttiva “Wood” il racconto prende forma lentamente, muovendosi con ampie dissolvenze fino a raggiungere un’incredile intensità nella parte finale del brano, dove chitarra e metallofono sembrano una sola voce corale. “Winter” dura quasi il doppio – ben sedici minuti – ma segue lo stesso canovaccio: alcuni rumori disegnano l’ambiente prima che la chitarra cominci a provare alcuni accordi trovando lentamente la direzione; quasi sottovoce, tra effetti digitali e rumori d’ambiente, si fa strada anche il metallofono.

La musica di Taylor Deupree è ormai lontana anni luce dalle architetture sintetiche dei suoi primi lavori.

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