Review of Our House Is On The Wall [12k1061]

Ondarock (IT)

Due figure in trasparenza spettrale su uno scorcio di un bosco dai colori autunnali: l’immagine di due fanciulli dispersi nella memoria che probabilmente sono (o quanto meno vanno a simboleggiare) i protagonisti dell’inedito duo Murallin Lane, che in questo debutto Our House Is On The Wall condensa una mezz’ora di musica evanescente, sfuocata come i ricordi di istantanee di luoghi, persone, sentimenti.

Uno dei protagonisti del duo è già ben noto a chi segue con attenzione le variegate intersezioni tra minimalismo pianistico e sperimentazioni elettroniche: il fanciullo con la maglia a righe ritratto sulla copertina non rappresenta dunque altri che David Wenngren (già impegnato in innumerevoli progetti quali Library Tapes, Forestflies e Le Lendemain), mentre la ragazzina dai capelli rossi è Ylva Wiklund, che aggiunge per la prima volta l’elemento vocale alla musica dell’artista svedese.

Insieme, si addentrano in un territorio umbratile e dal fascino arcano, nel quale confrontarsi con la paura dell’ignoto e con schegge del proprio passato, evocato e rimaterializzato in sette tracce cupe e impalpabili, ma profondamente vibranti nella loro superficie inquieta.

Oltre alla voce eterea di Ylva – registrata in prevalente bassa fedeltà, spesso addirittura attraverso un telefono cellulare – l’altro elemento saliente che giustifica l’ennesima nuova denominazione assunta da David Wenngren è l’abbandono del pianoforte, in favore di timbriche ed echi processati, talora in maniera piuttosto pesante, e suoni catturati all’alba intorno alla sua casa di Eskilstuna, ove l’album è stato interamente realizzato. Eppure, in parte per le esili linee melodiche disegnate in controluce dalla Wiklund, ma soprattutto per le saturazioni narcolettiche e sottilmente psichedeliche alle quali sono sottoposti riverberi, folate ambientali e increspature rumoriste, i sette brani racchiusi nel lavoro tendono quasi tutti alla costruzione armonica, a un flusso sonoro dai movimenti graduali ma dall’efficacissimo contenuto emozionale.

Qualche che sia, infatti, l’atmosfera assunta dalle composizioni di Murallin Lane (l’immaterialità brumosa di “Folding Paper Planes”, l’impalpabilità elettroacustica di “She Was Climbing”, la claustrofobia di “In The Woods”), le iterazioni circolari delle texture di fondo permangono sempre sufficientemente permeabili ad accenni melodici e cadenze di uno slow-core post-atomico in bassa fedeltà, a metà strada tra il sinuoso distacco di una Jessica Bailiff e le fosche allucinazioni di Mat Sweet (in particolare nella splendida “She Collected”).

Quando poi Wenngren decide di enfatizzare le sue modulazioni elettroniche, vi è pure spazio per l’avvolgente uniformità ambientale della title track, che sembra quasi voler gettare un ambizioso ponte tra i paesaggi cosmici di Mark Nelson e le aspre melodie di Dean Roberts.

Tutte caratteristiche che, insieme, fanno di Our House Is On The Wall un esordio brillante, capace di distribuire carezze e graffi, suscitando brividi di paura e d’emozione, che giustificano appieno l’ennesima denominazione dell’instancabile artista svedese: per tematica, partner e varietà espressiva, Murallin Lane si atteggia già a progetto di compiutezza e potenzialità di coinvolgimento molto elevata, tra i tanti paralleli a Library Tapes.

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