Review of Somi [12k1087]

Music Won’t Save You (IT)

Un lavoro solista di Taylor Deupree rappresenta sempre un po’ un evento, ovviamente parametrato alla dimensione di ricerca sonora minimale da sempre connaturata all’attività dell’artista newyorkese, sia nell’ormai rara qualità di solista, sia in quella di curatore dell’etichetta 12k, produttore e protagonista di una lunghissima serie di collaborazioni. Lo è, inevitabilmente, anche nel caso di “Somi”, primo lavoro di sua esclusiva paternità dai tempi di “Faint” (2012) e peraltro allegato a un libro di fotografie dello stesso Deupree, accanto al quale viene presentato nella preziosa edizione limitata dell’album.

Percorrendo a ritroso la sua sterminata produzione discografica, Deupree collega esplicitamente l’impianto realizzativo sotteso a “Somi” a quello del suo vecchio lavoro “Stil.” (2002), recante altresì l’affine traccia concettuale legata al trascorrere del tempo. I ben quindici anni trascorsi da quel disco, fortemente segnato dall’elettronica, sono infatti essi stessa emblema del processo di graduale trasformazione stilistica attraversato da Deupree, originario alfiere del glitch e oggi artefice di miniature sonore di natura esclusivamente acustica.

Nessuna sovrastruttura digitale, nessun effetto si aggiunge infatti alla sequenza di note di piano elettriche e vibrazioni di glockenspiel che caratterizza gran parte del contenuto delle sette tracce di “Somi”. Si tratta dell’ideale approdo di un processo che parte pur sempre dal glitch, seppure non più creato ad arte, bensì dalle irregolarità intrinseche delle note, delle sospensioni che le separano e degli strumenti di registrazione analogici prescelti per catturarle. I loop acustici, che in una combinazione di variazione e iterazione si muovono con grazia narcolettica lungo l’intero lavoro, rispecchiano appunto la loro natura artigianale, preziosa in quanto unica e irripetibile come un oggetto confezionato a mano, anche nelle sue piccole imperfezioni.

Che si tratti delle note lentamente stillate di “Minism” o delle sonnolente armonie della title track e di “Autumn”, delle moderate screziature dinamiche di “Slown” o delle opalescenti pulsazioni di “Fenne”, Deupree crea per oltre cinquanta minuti un ambiente sonoro ovattato ed estremamente caldo, che culla dolcemente nella stessa misura in cui induce all’attenzione per assaporarne ogni minuto elemento, ogni segnale sonoro emesso in maniera intenzionale o accidentalmente sedimentato. “Somi” non definisce dunque soltanto l’inversione dei piani del glitch alla quale Deupree è prevenuto dopo ormai vent’anni di attività, ma è anche e soprattutto un sorprendente affresco di grazia acustica carezzevole, accogliente come un ambiente in penombra riscaldato da un camino nell’immota quiete di sera invernale.

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