Review of Disappearance [12k1076]

Carnage News (IT)

Prendiamoci tre minuti di tempo e proviamo a scomparire. Un annuncio di pianoforte preparato segnala che l’esperimento è riuscito. Primi dubbi: come rendere (e rendersi) conto di essere scomparsi? Che valore diamo a questo sottrarsi-al-mondo? Isolamento, solitudine, contemplazione? Ryuichi Sakamoto e Taylor Deupree si incontrano nuovamente dopo alcune saltuarie collaborazioni. Questo disco comincia a formarsi durante un loro concerto al club The Stone, di John Zorn, qualche anno addietro. C’è qualcosa che fa attrito ma si sottrae subito al contatto, lasciando solo una bava madreperlacea che altro non è che il segno dello scomparire. La dissolvenza ci porta oltre. “Ghost Road” è l’apice emotivo del disco, e in un certo senso anche tematico. Strada deserta ma anche strada di fantasmi, popolata e invisibile, scomparsa ma percepibile.

Sakamoto non si dà alcun limite se non quello di usare un pianoforte. La sua preparazione è già uno spostamento programmatico in vista di una scomparsa modale, nel senso di una negazione del valore semantico del pianoforte in quanto tale e di una sua automatica riaffermazione al momento dell’esecuzione preparata. Per portare fino in fondo questo discorso l’artista sceglie di sfruttare i suoni della stanza. Si può dire quindi che il pianoforte scompaia letteralmente al suo interno, divenendo niente più che una seggiola o una parete, che in quanto parti di un contesto condizionano il risultato sonoro di un singolo elemento – valendo chiaramente anche la funziona inversa, quella che ogni singolo elemento influenza il contesto sonoro della stanza.

Deupree fa un lavoro diverso, quasi complementare. Usa sintetizzatori analogici, corde e oggetti trovati per caso: Sakamoto tenta di far scomparire tutto questo, pur tuttavia senza mai riuscirci veramente, se non sul finale, questo sì contemplativo, di “This Window”.
L’impossibilità di completare la propria dismessa di sè, tanto più durante un’enunciazione, è consapevole. Tale consapevolezza affiora nella conclusiva “Curl To Me”, in collaborazione con la cantautrice nipponica Ichiko Aoba (qui insieme in una passata collaborazione estemporanea). Pulsioni cardiache e voci posate chiedono se sia davvero il caso di sparire definitivamente. Ma quando c’è un dubbio, non c’è dubbio: scomparire senza comparire è impossibile.

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