Review of Volume Objects [12k1045]

Blow Up (IT)

Dopo aver girovagato nell’ultimo lustro tra netlabels e realtà discografiche più o meno sommerse, David Newman, musicista e sound designer di base a Sheffield approda alla 12k di Taylor Deupree, confezionando un lavoro che non delude affatto le aspettative di quanti avevano seguito da lontano negli anni scorsi le evoluzioni e il meticoloso lavoro messo in essere dall’autore. Volume Objects forse concede di più al sostrato melodico rispetto alle precedenti prove, ma in ogni caso conferma la straordinaria attenzione dell’autore ai dettagli impercettibili del suono, quelli riservati esclusivamente agli adepti dell’ascolto in cuffia, che spalancano le porte di un mondo fatto di sottili alterazioni acustiche, flussi nascosti ed impercettibili distorsioni. Un mondo irreale ed immobile, metafisico e fuori dal tempo, nel quale emergono suoni di corde decomposti, vecchi giradischi impolverati ed un campionario crepuscolare di tonalità che si fondono nello spazio della cornice digitale. Piccole novelle per suoni persi e ritrovati, strumenti acustici, registrazioni d’ambiente, sintetizzatori, memorie e luoghi dimenticati. “9V Tree Battery” e “Wire Cage for Tiny Birds” sono due saggi minimi di levità e grazia, di labor limae sulle componenti melodiche; “Attaching Softness to a Shell” una miniatura esile che riluce nella semplicità di poche linee toniche; “Heated Dust on a Sunlit Window” una soffusa combinazione di texture astratte e tiepidi clicks; “Broken Guitar, Discarded Violin” l’alternanza di due strati, quello dissonante composto da violino e chitarra e quello dronico impastato di note rumoristiche, sghembi accenni stridenti e ticchettii.

Volume Objects è un affresco lirico che narra della segreta forza del suono nascosta negli oggetti, delle vibrazioni che essi riescono a disegnare nello spazio e di un’estetica che verrà.

Captare l’invisibile.

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